San Severo, vescovo di Napoli nel 364-410, eresse quattro basiliche fra cui questa, che egli scelse per la propria sepoltura. La chiesa fu restaurata ed ampliata a fine '500 - inizi '600, a quell'epoca risale la pianta ad una navata con cinque cappelle per lato, senza transetto, e col coro scavato nel tufo. La chiesa attuale e' invece dovuta ai rifacimenti del 1680-1690 di D. Lazzari, che ampliò la precedente approfondendo il coro e creando un transetto e tre cappelle per lato. La decadenza della basilica fu segnata dal trasferimento delle reliquie di San Severo in San Giorgio Maggiore, verso la metà del IX secolo. L'interno, dalle forme classicheggianti, è in parte scavato nella roccia; si osservano tele di L.Carcano e P. De Matteis, e sull'altare maggiore una pregiata tavola tardo cinquecentesca di T. d'Errico: "La Madonna coi SS. Severo, Ludovico ed Antonio".
Del 1621 è la Cappella di di Sant’Antonio di Padova, ubicata nella chiesa di San Severo. L’oratorio, ad unica navata, è adorno di leggiadri stucchi con valve di conchiglie e teste di cherubini, che inquadrano angioletti ad affresco e tele seicentesche.
Sull’altare maggiore la tela con Sant’Antonio da Padova del siciliano Michele Ragolia, che le fonti attribuivano ad un artista vicino al Marullo. A sinistra dell’altare maggiore un San Nicola di Bari con il piccolo Basilio, tela di Luca Giordano, e a destra un Santo vescovo, da assegnare ad un pittore molto affine a Francesco Fracanzano.
Sulla parete laterale di sinistra altre due tele di Luca Giordano, raffiguranti Sant’Anna e la Vergine bambina ed Elia con l’angelo; sempre a sinistra un pregevole San Michele Arcangelo in monocromo, siglato da Andrea Vaccaro.
Sulle pareti laterali figurano, altresì, alcune tele dai toni popolareschi con Storie di Sant’Antonio, eseguite da artisti della seconda metà del ‘600.
Sul coretto si ammira un organo in legno dorato e policromato, che reca la firma di Carlo Mancini e la data 1760.
Infine le tele delle volta raffigurano l’Eterno Padre, la Vergine col Bambino ed i Santi Carlo Borromeo e Agostino, l’Immacolata Concezione e San Francesco in meditazione sulla Verna. L’Eterno Padre reca la sigla di Giacinto Diano, l’allievo più brillante di Francesco De Mura, che ha lasciato opere insigni nella Reggia di Caserta. La Vergine col Bambino e Santi è stata giustamente attribuita a Giovan Battista Spinelli, che dopo aver praticato le vie del naturalismo si volse decisamente al classicismo di Stanzione. L’Immacolata è una copia da Bernardo Cavallino, mentre il San Francesco si può ascrivere ad un seguace di Luca Giordano.