La più celebre basilica dell’antica Napoli, dopo la cattedrale Stefania… [è] riconosciuta
sotto il titolo di San Gennaro. È preceduta da un vestiboletto e da un atrio; nel primo
vedi delle pitture a fresco, dinotanti i fatti di San Gennaro, bellissimi lavori della scuola
del Sabatino, ma ogni dì più vanno a deperire e ormai son ridotti a tale stato che
al solo vederli ti prende raccapriccio; meriterebbero essere troppo gelosamente
custoditi ma per carità non si restaurino. La chiesa serba le belle forme antiche italogreche.
La Basilica paleocristiana venne eretta nel V secolo nei pressi delle catacombe di
San Gennaro. Quando il corpo del Santo venne traslato a Benevento per volere del
principe Sicone (817-832), la chiesa rimase abbandonata. Restò così fino all’872,
anno in cui vennero realizzati integrali lavori di ampliamento e fu costruito l’annesso
monastero intitolato ai santi Gennaro ed Agrippino.
Nel XV secolo il complesso venne ancora una volta ristrutturato, contemporaneamente
alla costruzione di un ospedale per gli appestati, eretto dal cardinale Oliviero Carafa
sul luogo del precedente monastero. In quella occasione per pavimentare la Basilica
furono utilizzate le lapidi tolte dalla adiacente Catacomba (che in gran parte, nel
corso dei successivi ulteriori restauri, sono andate perdute). Nel 1669 il vicerè Pietro
Antonio D’Aragona trasformò l’ospedale in ospizio per i poveri. Tra il 1927 ed il 1932
fu realizzato un restauro che cancellò le stratificazioni secolari e riportò la struttura
alle forme originarie. Gli oggetti d’arte della basilica sono da alcuni anni esposti nel
Museo Civico di Castel Nuovo.